Fascinax

copertinaCome Sâr Dubnotal, Fascinax rappresenta l’incontro fra il fascicolo popolare poliziesco e l’interesse per l’occulto e le religioni orientali nella Parigi fra le due guerre mondiali, dove operano numerose società intitolate ai Rosacroce o all’incontro, inizialmente propugnato dalla Società Teosofica, fra Oriente e Occidente. Non si conosce l’autore di Fascinax, anche se c’è chi lo attribuisce a Gustave Le Rouge (1867-1938), prolifico autore di romanzi e fascicoli popolari e creatore del Dottor Cornelius. A favore dell’attribuzione a Le Rouge gioca la qualità della scrittura, decisamente migliore rispetto a numerosi testi coevi.

Fascinax è un medico inglese, il dottor George Leicester, che nelle Filippine salva lo yogi Nadir Kritchna, condannato a morte per un crimine che non ha commesso e vittima della perfidia del genio del male e ipnotizzatore Numa Pergyll. Riconoscente, Nadir conduce Leicester nella giungla, dove attraverso un complesso rituale di iniziazione gli conferisce misteriosi poteri: non solo l’ipnotismo ma anche la capacità di essere avvertito di eventi e pericoli futuri tramite segni che appaiono sul suo corpo. Da allora e per ventidue fascicoli George Leicester, divenuto Fascinax, combatte il perfido Numa Pergyll in un caleidoscopio di avventure che contemplano una falsa invasione di marziani e l’apparizione di altri villain che perseguono disegni autonomi, come la Regina delle Sirene e lo gnomo Croquignolle. Fascinax si sposta a bordo del Fascine, una vettura che può trasformarsi in aeroplano, ed è amico del rajah di Bhanat-Chindra, che gli dona la Pietra della Fortuna, uno smeraldo gigantesco capace di appannarsi quando è in vista un pericolo. Alla fine della serie, Pergyll muore e Fascinax sposa Hadaly, la figlia del rajah e la “bella in pericolo” della serie, da lui strappata al potere ipnotico dell’avversario.

L’interesse per l’ipnotismo è tipico del mondo delle società iniziatiche, e naturalmente era già entrato nella letteratura popolare. Il mesmerismo o ipnotismo come moderna stregoneria capace di ridurre totalmente una persona in potere dell’ipnotizzatore è un topos letterario comune nell’Ottocento, la cui più famosa incarnazione si manifesta nel 1894 nel personaggio di Svengali (un mesmerista tedesco ebreo, da cui un certo tono antisemita del testo), il diabolico ipnotista del romanzo Trilby, con cui nasce (tre anni prima di Dracula, cui l’etichetta sarà applicata) il fenomeno moderno del best seller, scritto e illustrato dal caricaturista e romanziere di origine francese trapiantato a Londra George Louis Palmella Busson Du Maurier (“George Du Maurier”, 1834-1896), e portato ripetutamente sullo schermo nel XX secolo. Svengali riesce, tramite il mesmerismo, a trasformare una ragazza assolutamente stonata nella più grande cantante lirica di tutti i tempi, nello stesso tempo soggiogandola completamente sul piano morale e sessuale, e determinandone ultimamente la morte. Più tardi ancora, i lettori di fumetti si persuaderanno che l’ipnotismo è letteralmente onnipotente seguendo le avventure del mago Mandrake, un eroe positivo questa volta, creato nel 1934 da Lee Falk (1911-1999). Per gli appassionati di fascicoli, Fascinax – tradotto due volte in italiano dall’editore Nerbini, in una prima edizione molto rara del 1924 come Affascinatore. La realtà romanzesca e in una seconda del 1949 come Fascinax. L’uomo dagli occhi magnetici – anticipa Mandrake e in un certo modo ne prepara il successo, convincendo gli appassionati di letteratura popolare dell’onnipotenza dell’ipnotismo. Le copertine dell’edizione francese sono del famoso illustratore della prima serie di Fantômas, il napoletano trasferito in Francia Gino Starace (1859-1950), e della sua equipe, che comprendeva il figlio Joseph Jean detto Jan (1888-1944).

B.: Franco Cristofori - Alberto Menarini, Eroi del racconto popolare. Prima del fumetto, 2 voll., Edison, Bologna 1987, vol. 2, pp. 345-375; Jean-Marc Lofficier - Randy Lofficier, Shadowmen. Heroes and Villains of French Pulp Fiction, Black Coat Press, Encino (California) 2003, pp. 117-118.