Teorie del complotto e cultura popolare
di Stefano Priarone
(versione aggiornata di un testo apparso sul volumetto Teorie del complotto, a cura di Stefano Priarone e Alfredo Castelli, allegato a Speciale Martin Mystere n. 20 [2003])
Il tema del prossimo dizionario dei misteri è tra i più affascinanti e mysteriosi.
Cercheremo di trattarlo con correttezza e con ironia (la teoria del complotto presa sul serio è paranoia...).
Ecco una suddivisone di massima dei capitoli:
Complotti storici Padre Agustin de Barruel e la sua opera in cinque volumi che attribuisce la Rivoluzione agli Illuminati, il famoso "complotto giudaico-massonico", gli antiebraici Protocolli dei Savi di Sion e la corrispettiva propaganda contro i gesuiti (vedi ad esempio L'ebreo errante di Sue): tutti i complotti classici, e un breve excursus sulle ragioni del successo della teoria del complotto nell'era moderna.
Complotti spaziali La Cia, il cover-up sulle apparizioni aliene, le menzogne lunari.
I Grandi fratelli (CASTELLI) La morte di Kennedy, la verità sull'11 settembre....
Morti misteriose da Paul McCartney, a Reagan (l'unico presidente a sfuggire alla maledizione dei vent’anni, a Lady D.
Le invenzioni dimenticate. Come mai non c'è ancora il viaggio nel tempo? Ve lo sveliamo!
Fiction complottarda Il complotto nella letteratura nel cinema (Ipotesi di complotto, Capricon One), in televisione (X-Files, il cui motto è infatti Trust No One, e i tre Lone Gunmen della serie sono tipici paranoici con sindrome complottarda), nei fumetti.
I COMPLOTTI STORICI
I grandi burattinai Jorge Louis Borges nel suo Tlon, Uqbar, Orbis Tertius parla di un intero pianeta "con le sue architetture e le sue guerre, con il terrore delle sue mitologie e il rumore delle sue lingue" creato da "una società segreta di astronomi, di ingegneri, di metafisici di poeti, di chimici, di moralisti, di pittori, sotto la direzione di un oscuro uomo di genio". E Borges non inventa niente, si ispira a Johann Valentin Andreae. L'idea di una setta misteriosa dietro a tutti i grandi cambiamenti storici è molto antica e, per certi versi, tranquillizzante, visto che rende la Storia più comprensibile, e, forse, più interessante. E, a seconda dei periodi storici, questi presunti Superiori Sconosciuti si sono chiamati Illuminati, gesuiti, ebrei, Rosa Croce.
D’altra parte, è buona cosa dubitare delle versioni “ufficiali”, spesso addomesticate, anche se, è bene non esagerare con i dubbi.
In questo capitolo ci occupiamo dei (presunti) complotti “storici”, spesso molto famosi e in genere volti al dominio del mondo.
Il numero sacro 57 Channels and nothing on (57 canali e non c'è niente da vedere) è il titolo di una canzone del 1992 di Bruce Springsteen, che satireggia la televisione: sempre più canali a disposizione e sempre meno programmi interessanti da vedere. Ma perché il rocker del New Jersey ha scelto proprio il numero 57? Dopotutto, grazie al satellite si possono vedere letteralmente centinaia di canali, non soltanto 57. Probabilmente lo ha fatto per la stessa ragione in base alla quale la ditta americana Heinz (famosa soprattutto per il ketchup) nella sua pubblicità dichiara di distribuire 57 prodotti, ma il conteggio non è esatto. Sia Bruce Springsteen che i dirigenti della Heinz sarebbero adepti della potente setta degli Illuminati, per la quale 57 è un numero sacro.
La storia degli Illuminati Ma chi sono gli Illuminati? La società degli Illuminati di Baviera sorse a Ingolstadt, in Germania, nel 1776, ad opera dell'avvocato Adam Weishaupt. Il movimento perseguiva il miglioramento dell'umanità grazie alla religione naturale e a un nuovo ordinamento sociale basato sui diritti dell'uomo. C'era un rituale di iniziazione e gli adepti si davano nomi simbolici (Weishaupt era Spartaco, il suo vice, il barone Von Knigge, era Philo ). Il gruppo, per meglio realizzare i propri scopi, si unì a una loggia massonica di Monaco. Ma i Massoni non erano ben visti né dalla Chiesa (per il loro deismo) né dal potere temporale (per le loro idee riformiste) e così il Principe di Baviera nel 1785 mise fuorilegge sia i Massoni che gli Illuminati.
In seguito, papa Pio VII condannò tutte le società segrete. Weishaupt andò in esilio, tornò dopo alcuni anni e morì dimenticato nel 1830. Nel 1896 a Dresda ci fu un tentativo di far risorgere l'ordine, ma ebbe scarso successo.
Questi sono gli Illuminati secondo quanto ci dice la storia. Ma i fautori della "teoria del complotto" la pensano in maniera ben diversa...
Già nel 1789, pochi mesi prima della Rivoluzione Francese, il Marchese de Luchét (nel suo Essai sur la secte des Illuminés) scrive: "Si è formata in seno alle tenebre più dense una società di nuovi esseri che si conoscono senza essersi mai visti... Questa società adotta del regime gesuitico l'obbedienza cieca, della Massoneria le prove e le cerimonie esteriori, dei Templari le evocazioni sotterranee e l'incredibile audacia".
Gli appena disciolti Illuminati erano diventati la quintessenza della società segreta.
Tra il 1797 e il 1798, in risposta alla Rivoluzione Francese, l'abate Barruel scrive i Mémoires pour servir à l'histoire du jacobinisme, nel quale attribuisce agli Illuminati non solo la Rivoluzione, ma tutti i complotti contro la Chiesa e il potere temporale dei quindici secoli precedenti. Gli Illuminati sarebbero una società segreta antichissima dietro a ogni complotto.
Con il libro di Barruel nasce il mito degli Illuminati, la setta che mira al sovvertimento sociale, mito che si consolida dopo la pubblicazione (nel 1924) di Secret Societes and Subversive Movements di Nesta Webster. L'autore riprende le accuse di Barruel, ampliandole: gli Illuminati avrebbero favorito la Rivoluzione Americana e quella Russa, diffondendo il comunismo nel mondo. Webser unisce dati reali (i simboli massonici sulle banconote americane) a pure speculazioni, in un cocktail nel suo genere affascinante.
Da allora anche la morte di Elvis, la Guerra del Golfo, la presenza degli UFO sono stati attributi agli Illuminati.
E siamo certi che d'ora in poi, quando andrete in un supermercato o in un negozio di dischi, guarderete i prodotti della Heinz o i CD di Bruce Springsteen con occhi diversi...
Il gesuiti alla conquista del mondo. "Alli confessori de’ principi e magnati da nostri, non raro s’inculchi che mentre essi gli conferiscano bene spiritual, non siano pigri a domandar beni temporali per il bene comune della nostra società..."; "Se le vedove hanno monili o simili cose preziose, se gli persuada che saranno consacrati all’eternità se li daranno ali sepolcri delli nostri beati...". Le citazioni provengono dai diciotto Monita privata, apparsi in forma anonima nel 1614, circa settant’anni dopo la fondazione (1540) della Compagnia di Gesù da parte di Ignazio di Loyola. Il testo, una sorta di breviario di comportamento del gesuita a uso interno, si rivelò nei secoli un formidabile strumento contro la Compagnia; ebbe molte edizioni, aggiornate con i tempi. I gesuiti vi appaiono come spregiudicati uomini di potere, pronti ad ogni mezzo per ottenerlo. I Monita furono attribuiti all’ex gesuita Hyeronim Zahorowski, e contribuirono a creare il mito del gesuita dissimulatore, che manovra i potenti secondo i suoi fini. Si trattava di un falso, ma i Monita furono considerati attendibili dagli stessi gesuiti, visto che persino insigni personaggi dell’ordine come Argenti e Gretser scrissero di apprezzare i rapporti di alcuni gesuiti con il potere, in perfetta linea con i Monita. Del resto, Sabina Pavone nel libro Astuzie dei Gesuiti. Le false Istruzioni segrete della Compagnia di Gesù e la polemica antigesuita nei secoli XVII e XVIII spiega che il testo ebbe fortuna e credibilità nel lungo periodo per "la sua verosimiglianza con la storia della Compagnia di Gesù". Segno che un libro, anche falso, può segnare la storia: forse non pochi gesuiti accentuarono la confidenza con il potere anche grazie ai Monita, per essere simili all’immagine che gli altri si erano fatti di loro.
I Superiori Sconosciuti. Il gesuita iniziava ad essere il prototipo del Grande Burattinaio che tesse i fili, immagine che persiste a lungo. In L’ebreo errante di Eugène Sue, il malvagio Monsieur Rodin appare come la quintessenza della cospirazione gesuitica. Il mito del complotto gesuitico era stato alimentato anche dal misterioso libello dal lunghissimo titolo apparso a Casell, in Germania nel 1614, lo stesso anno dei Monita . In esso, dal titolo lunghissimo, si parlava della confraternita della Rosa Croce, fondata da Christian Rosenkreutz, nato in Germania nel 1378, ed iniziato dalla Setta degli Assassini alla conoscenza suprema, “in grado di dissipare le tenebre”.
In realtà, il personaggio non era mai esistito, il suo stesso nome che unisce i termini Cristiano, Rosa e Croce (la rosa unita alla croce è un simbolo esoterico) sembra creato a tavolino.
Tuttavia, grazie l’inesistente ordine esoterico divento famoso, nacquero molte sette di Rosa Croce. Il libello, il cui titolo è in genere abbreviato in Fama Fraternitatis è in genere attribuito a un gruppo di autori guidati dal pastore luterano Johann Valentin Andrete, che nel testo non risparmia attacchi ai gesuiti. Gli stessi gesuiti per anni gridarono al complotto massonico: ogni gruppo (reale come i gesuiti e i Massoni, quasi inventato partendo da una base reale come gli Illuminati) imputava ai gruppi rivali di cospirare per prendere il potere.
I piani dei dodici Savi. Non ci sono solo Illuminati, gesuiti, Rosacroce, massoni e Superiori Sconosciuti vari a contendersi il dominio del mondo. Ci sono anche i capi delle dodici tribù di Israele che si riuniscono al cimitero ebraico di Praga per fare il punto sul loro progetto di conquista del potere mondiale. Lo schema è più o meno o stesso dei Monita dei Gesuiti e il libello nasce nella Francia dell’Ottocento, nella quale fiorivano i romanzi antisemiti.
I protocolli risentono moltissimo della sua origine romanzesca, visto che solo in un romanzo i “cattivi” dichiarano i loro malvagi propositi. I Savi affermano di avere “un’ambizione sconfinata, una ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di vendetta e un odio intenso.” Vogliono minare la società borghese con il libertinaggio, l’abolizione dello studio dei classici, l’avvento delle multinazionali, l’incoraggiamento della comunicazione visiva a scapito di quella scritta...
Si ha la sensazione che il loro piano si sia realizzato...
La fortuna dei Protocolli. I Protocolli contribuirono a diffondere l’idea del complotto giudaico e, purtroppo, la loro fortuna è notevole. Nel 1934-35 un tribunale svizzero stabilì che erano un falso. Ma questo non ne impedì la diffusione: magari erano un falso, ma per gli antisemiti erano molto plausibili, e proprio negli anni Trenta ebbero uno straordinario successo. Julius Evola, presentandone nel 1938, l'anno delle leggi antiebraiche del fascismo, una nuova edizione italiana (la prima era uscita nel 1921), sostenne che il problema della loro autenticità non si poneva: andava sostituito con quello ben più serio ed essenziale della loro veridicità. Ammettendo pure che si trattasse di un falso, si doveva convenire che era un falso plausibile. Hitler in Mein Kampf aveva scritto che i Protocolli dichiaravano apertamente quello che nessun ebreo avrebbe mai osato ammettere: l'intenzione di conquistare il potere e assoggettare i gentili.
E purtroppo i Protocolli stanno avendo una nuova popolarità in Medio Oriente, dove se ne vendono molte copie in chiave antisionista, se non antisemita.
Teschio e Ossa. Nel film The Skulls uno studente (interpretato da Joshua Jackson, tra i protagonisti del serial televisivo Dawson’s Creek ) entra a far parte di una confraternita universitaria decisamente particolare: esserne membro conferisce infatti molto potere e permette di essere al di sopra della legge.
Il nome The Skulls è ispirato alla setta dell’università di Yale nota come Skull & Bones (Teschio e Ossa), della quale avrebbe fatto parte Prescott Sheldon Bush, nonno dell’attuale presidente degli USA. Si tratterebbe una setta potentissima, che da decenni condiziona la politica statunitense. La presunta sua influenza viene svelata in America's Secret Establishment, an introduction to the Order of Skull & Bones (L’establishment segreto d’America: un’introduzione all’ordine Teschio & Ossa) del professore inglese Anthony Sutton. Il libro è una pietra miliare nella letteratura complottista, e, come spesso capita, parte da una base reale per poi avventurarsi nelle ipotesi più azzardate. La setta citata esisteva, e probabilmente buona parte delle elite americane dell’ultimo secolo vi era appartenuta. Fin qui nulla di nuovo: nei pesei anglosassoni (in genere più classisti di quelli latini) club e consorterie hanno una grandissima importanza. Poi però il libro degenera, e Sutton attribuisce al nonno di Bush, ai Whitney e agli Harriman, ogni nefandezza occorsa al mondo durante il XX secolo.
Ma lo studioso Carroll Quigley, professore tra l'altro di Bill Clinton, nel 1966 pubblicò il libro Tragedy and Hope nel quale accennava all'esistenza di una rete anglofona internazionale, creata dall'imperialista Cecil Rhodes che riuniva banchieri e governanti delle due sponde dell'Oceano.
Se quindi ci sono più complotti in concorrenza fra di loro, la tesi di Sutton del club di Yale viene smentita.
E succede spesso con le teorie complottistiche: una smentisce l’altra. Ci sono teorie antisioniste, che postulano il complotto giudaico (vedi i Protocolli dei Savi di Sion) e teorie filosioniste. Secondo Gheddafi, la nascita dello stato di Israele sarebbe stata un complotto degli europei contro gli ebrei: lo scopo era mandarli in Palestina per liberarsi di loro facendoli scontrare con gli arabi. E lo stesso Bush Junior adesso passa per filoisrealiano mentre alle elezioni del 2000 era considerato filoarabo (era il suo rivale Al Gore, il filoisraeliano). Un complottista potrebbe però obiettare: i “poteri forti” rendono popolari nuove teorie del complotto, costruite per screditare quelle “vere”... Ma quali sono quelle vere?
COMPLOTTI SPAZIALI
Un discorso inquietante.“Nella nostra ossessione per i contrasti del momento, spesso dimentichiamo tutto ciò che unisce tutti i membri dell’umanità... A volte penso a quanto rapidamente le nostre divergenze scomparirebbero se dovessimo affrontare una minaccia aliena”. Queste parole di Ronald Reagan, pronunciate il 21 settembre 1987 all’assemblea dell’ONU suonano piuttosto inquietanti. Forse il presidente americano sapeva della presenza di una minaccia aliena? Si dice che nel 1982, durante una proiezione di E.T. alla Casa Bianca (da ex attore, Reagan era un grande appassionato di cinema) il presidente abbia detto al regista Steven Spielberg: “Forse ci sono solo due persone in questa stanza a sapere quanto è vero il suo film.”
Cosa significavano queste allusioni di Reagan (la prima documentata, la seconda presunta)? C’è persino chi ipotizza che il progetto Guerre stellari che stava tanto a cuore a Reagan fosse finalizzato non alla difesa contro i sovietici, ma a quella contro una minaccia aliena.
Missione su Marte. “Signori, questa è la cosa più terrorizzante a cui abbia mai assistito. Sono atterrati i marziani.” Con queste parole, nel 1938 Orson Welles terrorizzava l’America con un adattamento radiofonico del romanzo La guerra dei mondi di Orson Welles. Moltissimi americani presero sul serio le sue parole e si riversano sulle strade in preda al terrore.
D’altra parte, il pianeta Marte era da tempo considerato il più simile alla terra, quello nel quale era maggiormente probabile la presenza di alieni. Negli anni Cinquanta i classici extraterrestri invasori dei film venivano da Marte (non a caso il regista Tim Burton ha voluto omaggiare i B-movies degli anni Cinquanta girando Mars Attacks! nel quale i ferocissimi alieni vengono appunto dal Pianeta Rosso). Marte era un pianeta amato e odiato, il pianeta della fantasia, dei mostri orrendi e (a volte) delle donne bellissime.
Per questo era di vitale importanza riuscire a raggiungere Marte: dopo una serie di fallimenti la sonda americana Mariner alla fine degli anni Sessanta riuscì a raggiungere e a fotografare il pianeta. Fu una delusione cocente: niente alberi, fiumi, vegetazione, marziani, solo una superficie desolata.
Il volto del mistero. Tuttavia, nel 1971 il Mariner 9 riuscì a catturare immagini di montagne piramidali, e ciò spinse lo scienziato californiano James Hurtak ad ipotizzare che fossero state costruite da esseri intelligenti. Cinque anni dopo le sonde satellitari gemelle Viking trasmisero più di cinquemila immagini fotografiche della superficie del pianeta, compreso un fotogramma che mostrava un’intera città di piramidi e un volto gigantesco, lungo 2,4 chilometri e largo 1,8. Un volto umanoide: poteva essere opera di un marziano?
Per i portavoce della Nasa non si trattava che del risultato dell’erosione naturale, un trucco di luci e ombre: d’altronde, le sue dimensioni erano enormi, difficile che potessero averlo fatto dei marziani (a meno che non fossero dei giganti).
Tuttavia, altri scienziati, come gli esperti di computer Vincent DiPietro e Gregory Molenaar vollero studiare a fondo il volto. Sembrava opera di esseri intelligenti, era un viso molto ben delineato e non troppo dissimile da quello della Sfinge Egizia. E infatti c’è chi vede un rapporto molto stretto tra le due sfingi.
Studi più recenti sembrano smentire questa suggestiva ipotesi: la sfinge marziana sarebbe opera dell’erosione naturale.
Il cover-up. Ma a molti appare sospetto lo scetticismo programmatico della maggior parte degli studiosi. Secondo alcuni teorici del complotto l’establishment mondiale conosce già la verità sugli alieni: sarebbero sulla terra da molto tempo, gli UFO sarebbero navicelle aliene, come sarebbe stato un velivolo extraterrestre quello che si è schiantato su Roswell. Tuttavia, se venisse rivelata al mondo la presenza degli extraterrestri tutte le convinzioni sulle quali l’umanità si basa andrebbero in crisi: la religione, l’etica, la politica come le conosciamo non ci sarebbero più. Ecco perché i governi di tutto il mondo starebbero cercando di abituare gli esseri umani alla presenza degli alieni, con film e serie televisive adatte (come ad esempio E.T. e il già citato Incontri ravvicinati del terzo tipo di Steven Spielberg, nei quali gli alieni sono buoni). Tuttavia, gli assertori di questa ipotesi hanno forse troppa fiducia nell’umanità: ogni volta che succede una grave sciagura gli uomini promettono di cambiare, di vedere la realtà con occhi diversi (vedi le dichiarazioni post 11 settembre), ma in realtà non cambiano mai...
UFO terrestri? D’altra parte, gli UFO potrebbero non essere necessariamente delle navicelle aliene, ma invece dei velivoli umani, troppo umani. E’ questa l’ipotesi avanzata nel 1975 da Lesile Watkins e David Ambrose. Secondo i due autori nel 1970 sarebbero stati sequestrati moltissimi scienziati, e mandati a costruire basi segrete sulla luna. Gli USA e l’URSS avrebbero unito le loro forse per un progetto comune: la salvezza del genere umano. La terra avrebbe ormai pochi anni di vita, distrutta dall’inquinamento,dalla sovrappopolazione e dall’aumento della temperatura. Così, si è pensato di salvare l’elite dell’umanità mandandola sulla luna. Il resto sarebbe lasciato morire sul nostro pianeta: questa ipotesi è stata presentata nel corso del programma televisivo inglese Science Report e gli autori hanno in seguito confermato che si trattava di una burla. Ma c’è chi, come Jim Keith (autore di Casebook on Alternate 3) parla di fatti reali nascosti da menzogne. Dopotutto, più un’ipotesi è improbabile (soprattutto per gli altissimi costi che comporterebbe costruire dei rifugi sulla luna), più trova paladini che la sostengano. D’altra parte, non è il caso di tirare in ballo alieni e prossime distruzioni della terra per trovare interessanti complotti spaziali...
Capricorn One. Gli americani hanno allestito una missione di sbarco su Marte: sarebbe un’impresa eccezionale, ma è al di sopra delle loro forze. Il presidente e i servizi segreti decidono allora di simulare la missione ricostruendo l’ambiente marziano in un teatro di posa. La capsula è fatta scendere nel deserto mentre ai media vengono comunicate le notizie sull’andamento della missione. Gli astronauti vengono eliminati, ma uno di loro si salva e svela il complotto.
E’ la trama del film Capricorn One, diretto nel 1979 da Peter Hyams e ispirato allo sconvolgente libro di Bill Kaysing We Never Went to the Moon (Non siamo mai andati sulla luna).
La grande truffa. Secondo Kaysing gli USA avrebbero truccato l’ultima fase della corsa alla luna con l’URSS, barando clamorosamente pur di vincere. Del resto, Kennedy nel 1960 aveva pronosticato che entro dieci anni gli Stati Uniti sarebbero atterrati con un equipaggio umano e gli americani ci riuscirono proprio poco prima della scadenza del termine, il 20 luglio 1969. Kaysing afferma che la NASA avrebbe montato un teatro di posa ad hoc, simulando un finto sbarco. Anche le successive missioni sarebbero state messinscene. Stanley Kubrick avrebbe diretto lo sbarco sulla luna (il film 2001Odissea nello spazio) sarebbe stato la prova generale della truffa. Anche le supposte rocce lunari sarebbero in realtà pietre qualunque.
Pro e contro. Ci sono effettivamente immagini (come la bandiera a stelle e strisce che non proietta alcuna ombra, a differenza dell’astronauta e del LEM, il modulo lunare, che danno adito a molti sospetti. Ed è inquietante anche la morte di Thomas Baron, operaio alla NASA e redattore di un dossier che denunciava la scarsa affidabilità dei razzi delle capsule Apollo usate nelle missioni lunari: morì travolto da un treno in corsa.
E perché i tre astronauti furono messi in quarantena?
D’altra parte, mettere insieme una tale truffa, che coinvolge decine e decine di persone non è per nulla facile: è molto improbabile che tutti si sia votati al silenzio. E Stanley Kubrick (che passò gli ultimi trent’anni della sua vita in Inghilterra, senza più tornare a vivere negli States) era un grande regista, ma non certo il prototipo del patriota che girà un falso per amore della nazione.
E i Russi? Improbabile che non si siano accorti dell’inganno americano, che faceva vincere la corsa allo spazio ai loro rivali.
Probabilmente lo sbarco sulla luna andò in maniera diversa rispetto a quanto dice la versione ufficiale, ma non ci sono elementi sufficienti per dire che sulla luna ci siamo andati.
MORTI MISTERIOSE
La maledizione dei vent’anni. Alla fine del suo secondo mandato, nel 1988, Ronald Reagan poteva essere soddisfatto. Durante i suoi anni da presidente, gli Stati Uniti erano entrati in un ciclo di crescita economica dopo anni di crisi, la nazione aveva riacquistato fiducia in se stessa dopo lo choc della sconfitta in Vietnam e la guerra fredda con l’URSS si avviava alla conclusione. Ma il successo che stava più a cuore a Reagan non era fra questi.
Era infatti riuscito a sconfiggere una delle più enigmatiche costanti della storia degli States. Tutti i presidenti eletti o rieletti a vent’anni di distanza a partire dal 1840 e sino al 1960 sono infatti morti (di morte naturale o assassinati) nel corso del loro mandato. E’ successo a William H. Harrison (eletto nel 1840 e morto nel 1841), Abramo Lincoln (1860 e 1865), James Garfield (1880 e 1881), William McKinley, Warren Harding (1920 e 1923), Franklin Delano Roosevelt (1840 e 1845) e John Fitzgerald Kennedy (1960 e 1963).
Anche Reagan aveva subito un attentato: il 30 marzo 1981 lo squilibrato John W. Hinkley gli aveva sparato, allo scopo di far colpo sull’attrice Jodie Foster (all’epoca una carinissima teenager), ma l’ex attore se l’era cavata.
Pare comunque che Reagan fosse consapevole della “maledizione dei multipli di venti”, e si sia circondato di maghi, chiromanti e astrologi anche per cercare di sventarla. Ci sono riusciti egregiamente, ma e speriamo che la maledizione sia definitivamente scongiurata.
Morte del Re “Lucertola”. Il cimitero di Pere Lanchaise a Parigi è dal 1971 meta di un incessante pellegrinaggio. In quell’anno, in una vasca da bagno, fu trovato morto il tre luglio il più famoso rocker americano della fine degli anni Sessanta, Jim Morrison, leader dei Doors, autodefinitosi il Re Lucertola. E morendo divenne una delle più importanti icone rock. All’epoca era ingrassato, consumato dall’abuso di alcol e droghe: il dio pagano, il nuovo Dioniso, il profeta del sesso, si stava consumando e, a ventisette anni, sembrava non avesse più nulla da dire. Era ossessionato dalla morte, e sembrava anelasse la fine: ma, d’altra parte, cosa c’è di meglio di simulare la propria morte (e diventare quindi una leggenda) per una rockstar in crisi creativa ed esistenziale?
Ogni anno migliaia di fan (spesso nati dopo la sua morte) si recano alla sua tomba: ma se fosse vuota?
Il grande inganno. Jerry Hopkins e Danny Sugerman in Nessuno ne uscirà vivo ipotizzano che Pamela Courson (la compagna di Morrison che era con lui a Parigi) e alcuni amici lo abbiano aiutato a simulare la propria morte.
Sembra che solo la Courson abbia visto il suo cadavere: Bill Siddons, il tour manager dei Doors abbia visto nell’appartamento di Parigi solo una bara chiusa e un certificato di morte. La stessa sepoltura fu condotta in segreto, e la Courson affermò, consegnando il certificato di morte all’ambasciata statunitense, che Morrison non aveva parenti ancora in vita. Ma, invece, ad Arlington, Virginia, i suoi genitori erano vivi e vegeti. Da allora moltissimi affermano di averlo visto e la Courson, morta di overdose nel 1974, non può né confermare né smentire queste ipotesi.
E’ tipico di un appassionato (e Morrison era letteralmente adorato dai suoi fan) non rassegnarsi alla morte del proprio idolo, e nei due anni successivi alla morte ufficiale moltissimi a Parigi giurarono di aver visto Morrison. Ma c’è dell’altro, che ammanta di una luce tenebrosa il Re Lucertola...
Rocker e mago. Si dice che Morrison flirtasse con l’occulto, e le sue numerose orge fossero anche riti di magia sessuale tantrica, un modo per compiere incantesimi ed invocare i Loa, le divinità del voodoo haitiano. Re Lucertola sarebbe quindi un “appellativo magico”. Morrison avrebbe finto la morte per poi riapparire come un uomo d’affari in giacca e cravatta, un personaggio totalmente diverso. Ma sarebbe stato ucciso, usando la stregoneria voodoo, ma da un’ex amante.
Agente CIA? A San Francisco, nel 1973, l’impiegato della Bank of America Walt Fleisher condusse diverse operazioni per un uomo di nome James Douglas Morrison, che assomigliava in maniera inquietante al leader dei Doors. Sembra che questo James Douglas Morrison abbia collaborato con la CIA, l’FBI l’Interpol. Morrison agente CIA? D’altra parte, suo padre era ammiraglio della Marina degli Stati Uniti e la compagna di Morrison aveva dichiarato che l’ammiraglio Morrison, all’epoca in buona salute, era morto.
Morrison adesso non è più solo un’icona rock, è un contenitore al quale chiunque può mettere la sua etichetta (rocker, mago, spia).
Paul è morto. Nel 1967 uscì Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club, uno degli album più famosi dei Beatles. E, secondo alcuni, Paul McCartney morì. Per i teorici del complotto la canzone A Day in Life sarebbe in realtà incentrata sulla morte di McCartney in un incidente stradale. Fu però solo dopo la pubblicazione di Abbey Road, nel 1969, che la voce iniziò ad avere un’ampia diffusione. Fred LaBour, recensendo l’album sul giornale dell’Università del Michigan, affermò Paul si era schiantato con la sua Aston Martin nel novembre del 1966 ed era stato sostituito da un sosia. Fu comunque Russ Gibb della stazione radio WKNR a diffondere la notizia e nel giro di pochi giorni McCartney si trovò assediato dai giornalisti. Disse ai cronisti di Life che le voci della sua morte erano state grandemente esagerate, pur ammettendo che, se fosse realmente morto, lui sarebbe probabilmente stato l’ultimo a saperlo.
Morte presunta. Stefano Marzorati nel suo Autostrada per l’inferno elenca ben ventisei indizi usati per avvalorare la tesi della morte di McCartney.
Ne elenchiamo alcuni:
- ai piedi della tomba, sulla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club c’è una composizione floreale che rappresenta la lettera P;
- nella foto che ritrae il gruppo, all’interno della copertina, Paul indossa un bracciale di stoffa con le lettere OPD, che significherebbero Officially Pronunced Dead;
- nella stessa foto Paul porta sul petto la medaglia britannica al valore, per essere morto eroicamente (ma la porta anche George Harrison: pure lui è stato sostituito da un sosia?);
- sul retro della copertina Paul è l’unico Beatle a voltare le spalle;
- Good Morning, Good Morning contiene il verso: “Niente da fare per salvare la sua vita..”;
- l’ultimo brano di Sgt. Pepper’s, A Day in Life contiene i versi: “si fece saltare il cervello in una macchina”, palese riferimento all’incidente avuto da Paul;
- la canzone I am the Walrus suonata al contrario rivela la frase: “Ah, ah, Paul è morto”;
- suonata al contrario, Your Mother Should Know, rivela le parole: “Perchè lei non sa che io sono morto”.
Comunque, se anche Paul McCartney fosse morto, il suo presunto “sosia” lo sta impersonando da ben trentasette anni, molto di più della vita del presunto “originale”: il vero McCartney ormai è lui.
Frodo-frode Da questo punto di vista, acquista un nuovo significato il fatto che Paul McCartney volesse interpretare il ruolo di Frodo nel film tratto da Il Signore degli Anelli che i Beatles avrebbero voluto girare con Stanley Kubrick. Conosceva forse il significato italiano della parola “frode” e voleva ironizzare sulla sua presunta morte?
Live fast, die young. Nel racconto E hanno una band dell’altro mondo Stephen King ci mostra una coppia che si smarrisce in un “posticino strano” dove incontra le moltissime star del rock morte prematuramente.
King, appassionato di rock, è rimasto turbato dal gran numero di rocker morti giovani. Tra l’altro, un tipo di San Francisco, Steven Lightfoot è convinto che il “re dell’horror” sia il vero assassino di John Lennon, mentre King è certo di aver conosciuto Mark Chapman, l’omicida “ufficiale” dell’ex Beatle.
Forse il rock ha un’anima satanica e non pochi artisti si sono sentiti spinti verso l’autodistruzione e, quindi, non è in genere il caso di tirare in ballo complotti se qualche rockstar muore. Ma adesso imperano altri generi musicali e altri tipi di star: siamo sicuri che le divette del pop come Jennifer Lopez e Britney Spears continueranno ad arricchire i chirurghi estetici per moltissimi anni...
La principessa martire? 31 agosto 1997 è diventato una data famosa almeno quanto il novembre 1963 per i fan di complotti.
La principessa, che dal 1992 si era separata dal marito, il Principe Carlo, era sempre popolarissima, certamente molto più popolare della Regina. Era attraente, giovane, ribelle nei confronti del sistema, o perlomeno questa era la sua immagine. Negli ultimi anni si era messa con il miliardario musulmano Dodi Al Fayed,e si diceva volesse convertirsi all’Islam e sposarlo. Poi, una notte di fine agosto, inseguita dai stuoli di paparazzi la mercedes di Al Fayed ebbe un incidente in una galleria di Parigi. Sia Diana che Al Fayed morirono nell’incidente e Diana divenne una sorta di santa laica (migliaia di persone vennero al suo funerale).
Chi ha ucciso Lady D? E poco dopo nacquero le ipotesi di un complotto che ne avrebbe provocato la morte. Uno degli scenari: Lady D fu eliminata dalla Famiglia Reale o dai Servizi che agirono in nome dei Reali. Il movente: i Reali non accettavano che un musulmano come Dodi Al Fayed facesse da patrigno al futuro re d'Inghilterra. Movente alternativo: era decisione dei Reali che Carlo potesse sposare senza intoppi il suo grande amore Camilla Parker-Bowles.
D’altra parte si può obiettare che i servizi segreti, uccidendo Diana, l’avrebbero resa ancora più famosa, facendo traballare l’istituzione monarchica: adesso l’affetto per Lady D è un po’ scemato, ma all’epoca la monarchia ebbe un robusto calo di popolarità, visto che molti considerarono la regina Elisabetta (con il suo comportamento nei confronti della nuora) indirettamente responsabile della sua morte.
Secondo altri, Diana sarebbe stata uccisa da agenti del cartello internazionale delle armi per porre fine alla sua fastidiosa crociata contro le mine (sebbene adesso molte più persone siano impegnate in quella crociata di quando Diana si impegnava nella battaglia anti-mine).
C’è anche sostiene che Lady D. abbia inscenato la propria morte, per liberarsi di una fama che le era diventata troppo pesante da sopportare.
Ma avrebbe abbandonato i suoi figli? O forse la vedrebbero in segreto?
In ogni caso, morendo è diventata un’icona pop: come Kennedy, Morrison o Elvis.
Gemelli astrali. Chiudiamo questo capitoletto come l’avevamo iniziato, occupandoci dei presidenti americani. Per la precisione, di due fra i più celebri presidenti degli States, Abramo Lincoln e John Fitzgerald Kennedy (dei misteri sull’attentato a JFK parliamo altrove).
Tantissime sono infatti le coincidenze che intercorrono tra la morte di Kennedy e quella di Lincoln, troppe per essere attribuite al caso.
Ne elenchiamo alcune:
1) Abramo Lincoln viene eletto presidente nel 1860. J. F. Kennedy viene eletto esattamente 100 anni dopo, nel 1960
2) Lincoln viene ucciso di venerdì, alla presenza della moglie. Anche Kennedy viene ucciso alla presenza della moglie, e di venerdì.
3) Entrambi i presidenti furono colpiti da dietro e alla nuca.
4) La moglie del presidente Lincoln perse un figlio, mentre risiedeva alla Casa Bianca. La stessa cosa accadde alla moglie di Kennedy.
5) Il vice di Lincoln si chiamava Johnson ed era nato nel 1808. Il vice di Kennedy si chiamava pure, Johnson ed era nato nel 1908, a distanza di 100 anni esatti dall'altro.
6) L'assassino di Lincoln si chiamava John Wilkes Booth ed era nato nel 1839. L'assassino di Kennedy, Lee Harvey Oswald, era nato nel 1939, 100 anni esatti dopo l'altro.
7) La somma delle lettere che compongono nome e cognome dell'assassino di Lincoln dà 15 come totale. Il nome e cognome dell'assassino di Kennedy sono pure composti da 15 lettere.
8) John Wilkes Booth e Lee Harvey Oswald erano entrambi sudisti.
9) Tutti e due i presidenti avevano condotto aspre battaglie per i diritti civili degli afroamericani: Lincoln con il Proclama di Emancipazione e Kennedy con la legge sui Diritti Civili.
10) Kennedy attraversò le vie di Dallas su un'auto di marca Lincoln, prodotta dal gruppo Ford.
11) Booth assassinò Lincoln in un teatro e si rifugiò in un magazzino. Oswald sparò a Kennedy da un magazzino e si rifugiò in un teatro.
12) Booth spirò 11 giorni dopo Abramo Lincoln, entrambi alle 7.20 del mattino. Oswald morì 48 ore dopo Kennedy, pure, alla stessa ora, le 13.
Pure coincidenze? Se tre coincidenze sono una prova, dodici (e non le abbiamo elencate tutte) sono una certezza. Qualcuno ha forse manipolato la vita di Kennedy per farlo morire a Dallas nel novembre del 1963?
LE INVENZIONI DIMENTICATE
Il successo di un’invenzione. Adulteri, medici, pompieri, disabili, capi di stato. In un articolo del 1991 Umberto Eco sostiene che solo queste categorie di persone dovrebbero usare il telefono cellulare. Agli altri non serve. I fatti non gli hanno dato ragione, e il cellulare si è diffuso in ogni ceto sociale.
Eco non è isolato: spesso è difficile prevedere il successo di un’innovazione tecnologica. “Non vedo perché una persona normale dovrebbe tenersi in casa un computer” disse Ken Olson, presidente della Digital Equipment Corporation, nel 1977. D’altra parte, W.W. Dean, presidente della National Telephone Company, nel 1907 aveva affermato: “Tutti i telefoni necessari agli Stati Uniti possono stare in questa stanza”.
Gli inventori “eretici”. Tuttavia, alcune invenzioni di sicuro valore possono non essere svilluppate, magari perché sconvolgerebbero l’economia mondiale, andando contro gli interessi di potenti lobby politico-economiche.
Ecco perché non sempre vincono le idee migliori, le più innovative, ma invece quelle appoggiate dai gruppi di potere. Il PC ha vinto sul Macintosh, ad esempio.
Se un prodotto è troppo innovativo, rischia di non venir apprezzato subito dal consumatore, mentre sarà subito contrastato dalla concorrenza. Un caso famoso è quello di Preston Tucker che a Chicago, nel 1945, costruisce un tipo di automobile rivoluzionario, molto più raffinata tecnologicamente ed esteticamente rispetto ai veicoli di allora. Ma subisce il boicottaggio delle potenti case automobilistiche di Detroit.
“Non licet.”I lettori di Martin Mystere, poi, conoscono molto bene le tante “invenzioni impossibili” la cui esistenza è celata dagli Uomini in Nero, la setta millenaria il cui scopo è nascondere il passato reale delle terra, nascondere la guerra fra Atlantide e Mu, preservare insomma lo status quo. Lo stesso Martin si è convinto che a volte non abbiano tutti i torti: di antimateria e raggi della morte l’umanità può fare benissimo a meno...
Il cronovisore. Sembra un televisore,ma è molto particolare. Consente infatti di vedere il passato, è un’invenzione fantastica, che potrebbe divenire pericolosa per l'intera umanità: il "cronovisore”, così si chiama la scoperta, captando gli eventi del passato, li farebbe vedere come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti. La macchina sarebbe stata inventata da un ricercatore italiano, padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti, monaco benedettino, esorcista, musicologo di fama internazionale e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell'isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto nel 1994.
A partire dagli anni Cinquanta padre Ernetti cominciò a investigare sulla possibilità di resuscitare il passato e di vederlo come in una sorta di apparecchio televisivo.
Negli anni Sessanta annunciò la realizzazione del cosiddetto cronovisore, un misterioso apparecchio capace di recuperare suoni e immagini di ogni tempo. Il suo funzionamento si baserebbe sul fatto che i suoni e le immagini in realtà non si cancellano, ma si attenuano lentamente nel tempo, restando indefinitamente presenti in una sorta di "sfera astrale", per cui sarebbe possibile ricostruirli anche dopo un lunghissimo periodo.
“Tutta la nostra ''fisionomia" ha scritto padre Ernetti nel saggio Bibbia, teologia; magia e scienza del 1987- è energia visiva che si sprigiona da noi, dalla nostra epidermide, e tutte le parole che noi diciamo sono energia sonora. Ora, ogni energia, una volta emessa, non si distrugge più semmai si trasforma, però resta eterna nello spazio aereo. Occorrono strumenti che captino queste energie e le ricostruiscano in maniera tale da ridarci la persona o l'evento storico ricercato: quindi noi avremo tutto il presente nel tempo e nello spazio».
Padre Ernetti dichiarò di essere riuscito, in questo modo, a recuperare un'opera teatrale andata perduta, il Tieste di Quinto Ennio, della quale trascrisse il testo recitato nel 169 avanti Cristo e di avere perfino fotografato Cristo in Croce.
Egli affermò di avere effettuato i suoi studi, fra Roma e Venezia, in collaborazione con una ventina di scienziati di cui non ha mai fornito i nomi. Si dice che del suo entourage facesse parte padre Agostino Gemelli, il rettore dell’Università Cattolica. Non ha comunque mai mostrato in pubblico il suo apparecchio, e, anzi, negli ultimi anni della sua vita non ne parlò più.
Secondo quanto afferma Francois Brune nel suo libro Le noveau mystère du Vatican (Il nuovo mistero del Vaticano) Ernetti, spaventato dalle conseguenze della sua scoperta, si sarebbe confidato con i superiori e con le autorità vaticane.
Di comune accordo, dopo aver sentito anche il parere del papa, avrebbero deciso di occultare il cronovisore in vaticano. Magari si trova vicino al Necronomicon, il libro maledetto di cui parla Lovecraft...
Riscrivere la storia. Probabilmente, con il cronovisore, molti eventi storici avrebbero dovuto essere riscritti. Tuttavia, se padre Ernetti vide la passione e morte di Cristo (e, a quanto pare, sarebbe stata piuttosto simile al racconto evangelico, altrimenti la visione lo avrebbe turbato), perché nascondere la prova della storicità dei vangeli? Forse perché l’umanità non è ancora pronta per una simile invenzione.
Tempo visione. Una macchina come quella di padre Ernetti consentirebbe di arricchire i palinsesti televisivi: trasmettere le immagini dei grandi eventi del passato potrebbe infatti garantire un’ottima audience. Forse ispirato dal cronovisore, James Ballard nel 1976 pubblicò il racconto The Greatest TV Show on Earth (in italiano, Il più grande show televisivo mai visto), nel quale troupe televisive vanno indietro nel tempo a riprendere i fatti storici più spettacolari. Ma, purtroppo, la storia è meno spettacolare della fiction: scoprono che la battaglia di Waterloo era stata piuttosto deludente (pochi soldati, pochi combattimenti), così come la traversata delle Alpi di Annibale (pochissimi elefanti). E allora decidono di arricchirle con effetti speciali e comparse. La finzione è meglio della realtà.
Se anche il cronovisore di padre Ernetti venisse reso pubblico, ci sarebbe sempre bisogno di effetti speciali per rendere per spettacolarizzare al realtà.
La cospirazione della cannabis. Il primo comic book americano risale alla corsa all’oro del 1948. Ancora oggi si legge benissimo, e, all’occorrenza, ve lo potete fumare. E’ infatti stampato su canapa indiana, sulla famigerata cannabis. La carta di fibra di canapa è infatti nettamente migliore di quella ricavata dalle cellulosa: non ha acidi, dura molto di più (la carta attuale dopo pochi decenni si deteriora), ed è “ecologicamente corretta” (non si devono distruggere gli alberi per ottenerla). A metà degli anni ’30 una nuova invenzione chiamata scorticatore minacciava di rendere la carta di canapa più economica di quella ottenuta dalla cellulosa. William Randolph Hearst, il magnate dell’editoria che avrebbe ispirato Kane, il protagonista di Quarto Potere, il famoso film di Orson Welles, rischiava di finire sul lastrico, visto che aveva vasti possedimenti boschivi e molte cartiere.
Allora i suoi giornali iniziarono una battaglia contro la cannabis, considerata la radice di tutti i mali. Ottenne il suo obiettivo: la carta continua ad essere ricavata dalla cellulosa, ma il consumo di marijuana da fumare (che comunque bene non fa affatto) si è diffuso tantissimo nei paesi occidentali, tanto che in alcuni paesi è stato legalizzato ed è, paradossalmente, considerato quasi più socialmente accettabile fumare marijuana che non comuni sigarette.
Sarebbe potuta andar molto peggio: in una storia di Martin Mystere il consumo di cannabis è legale, ma i fumetti sono proibiti. E questa è un’ipotesi veramente agghiacciante...
I COMPLOTTI NELLA FICTION
Raccontare i complotti. Le teorie del complotto più affascinanti sono spesso delle ottime storie, così originali e ricche di idee da far sorvolare sulla loro plausibilità (spesso carente). E’ quindi evidente che spesso scrittori, registi e autori di fumetti si siano appropriati di tematiche complottistiche.
Yvan eht nioj. Bart Simpson entra a far parte di una boy band. Si chiamano Party Posse, e sono una specie di versione infantile dei Backstreet Boys. Il ritornello della loro hit è però molto particolare: yvan eht nioj. Sembra una nenia orientaleggiante, priva di significato, invece è un messaggio subliminale, che spinge chi ascolta la canzone ad arruolarsi nella marina degli Stati Uniti. Letto al contrario, yvan eht nioj significa infatti “join the navy” (“arruolati in marina”). I produttori dei Party Posse sono infatti i vertici della marina militare statunitense, e nel video della canzone i membri della band bombardano allegramente Saddam Hussein!
Questo episodio dei leggendari Simpson, la più longeva serie animata della storia (episodio uscito nel 2001, molto prima che si parlasse di nuova Guerra del Golfo), mostra come il serial di Matt Groening sappia usare a fini satirici le teorie complottistiche: parte come una scontata satira delle boy band (appaiono in un cammeo gli N’Sync, altra celebre boy band), e diventa un arguto apologo sul “controllo mentale” praticato dall’establishment politico-militare americano (almeno secondo alcuni). I Simpson citano spesso le varie teorie complottistiche, a volte ridicolizzandole, altre volte quasi accettandole, visto che offrono ottimi spunti narrativi.
Il tessitore. In passato ha tentato di prendere il potere in Europa, cercando di rovesciare lo status quo, ma infruttuosamente. Adesso, vuole diventare il padrone degli Stati Uniti. L’agente Mycroft è stato colpito dalla “morte dal palmo vibrante” un colpo segreto dei guerrieri Ninja (spietati guerrieri orientali). Zagor sventa i suoi piani, ma il Tessitore riesce a fuggire. L’avventura di Zagor citata si intitola Il grande complotto, è disegnata da Franco Donatelli e scritta da Alfredo Castelli, che già allora amava i complotti. Il Tessitore è il primo “Grande Vecchio” apparso in un fumettto bonelliano. E nel 2003 è tornato ad affrontare lo Spirito con la Scure.
Trust no one. “Non credere a nessuno”. “La verità è là fuori”. Sono gli slogan che hanno fatto la fortuna di una serie televisiva epocale come X-Files, creata nel 1993 da Chris Carter. Le sue atmosfere ambigue, i finali che ribaltano le premesse iniziali, il continuo gioco fra realtà e finzione la hanno resa una serie molto affascinante.
Il massimo per un complottista. Il governo vi controlla? Gli alieni sono sulla terra e la dominano? Kennedy è stato ucciso da un’alleanza Mossad-Cia-KGB? Sappiate che è tutto vero! Tra i tanti meriti di X-Files c’è anche quello di aver “sdognato” i complottasti, di aver dato ai paranoici gli eroi con cui identificarsi. Sono i Lone Gunmen (Pistoleri solitari), tre schizzati convintissimi di tutte le tesi complottistiche più estreme (e, nel contesto della serie, non hanno tutti i torti): hacker abilissimi, riescono ad entrare in qualunque computer e spesso aiutano gli agenti FBI Fox Mulder e Dana Scully, protagonisti della serie.
Assomiglia a loro il protagonista di Ipotesi di complotto, interpretato da Mel Gibson: e anche lui non è poi del tutto paranoico, ...
Chi ha ucciso JFK? Volete finalmente sapere chi ha ucciso John Fitzgerald Kennedy? Non chiedetelo a Oliver Stone che con JFK ha girato un film affascinante che mixa sequenze d’archivio e ricostruzioni in stile documentario. Stilisticamente molto ben fatto, affastella troppi spunti diversi (Kennedy sarebbe stato ucciso da Mafia, Cia, cubani, tutti assieme) per risultare credibile. Per un fan della teoria del complotto è il massimo: Stone ha voluto utilizzare tante ipotesi diverse e contraddittorie apposta per rendere il film improbabile e nascondere la verità sull’attentato a Kennedy...
I complottisti. “Un complotto, se complotto dev’essere, è segreto. Ci dev’essere un segreto conoscendo il quale noi non saremmo più frustrati, perché o sarebbe il segreto che ci porta alla salvezza o il conoscere il segreto ci identificherebbe con la salvezza. Esiste un segreto così luminoso?Certo, a patto di non svelarlo mai. Svelato non potrebbe che deluderci.” Queste parole, che ben riflettono l’animus del vero complottista (interessato maggiormente all’esistenza di un segreto che non al segreto stesso) si trovano verso la fine di Il pendolo di Foucault, il libro di Umberto Eco, dedicato alla teoria del complotto. Tre redattori editoriali, Belbo, Casaubon e Diotallevi decidono di creare un Piano, interpretando un incompiuto biglietto medievale. Purtroppo alcuni fanatici credono che il loro Piano esista sul serio e tutti e tre moriranno. In realtà, come scopre Lia, la donna di Casaubon, il famoso biglietto non era altro che una lista della spesa!
A volte la spiegazione più semplice è la migliore: dubitare delle “verità ufficiali” può essere positivo, ma non deve sconfinare nella paranoia.